dal Blog di Rifondazione Nazionale
Pubblicato il 29 nov 2015
La rappresentante
del movimento delle donne curde in prima linea contro i terroristi in Iraq e in
Siria, dimostra la sua solidarietà alla Francia.
Intervista a cura di Jérémy Andre
The Point: Qual è stata la
reazione dei curdi agli attentati di Parigi?
Nursel Kilic: Con tutti i rappresentanti
delle associazioni della comunità curda in Francia eravamo presenti per i tre
giorni successivi agli attentati di Oberkampf per commemorare questo terribile
massacro perpetuato nel cuore di Parigi. I curdi sono stati profondamente
toccati e rattristati da questo attacco. Infatti i combattenti curdi, uomini e
donne, sono la prima difesa contro Daesh nel Medio Oriente. I curdi sono colpiti
regolarmente da simili massacri. È per questo che ci troviamo nella posizione
migliore per capire e condividere con tutto il cuore il dolore e la rabbia dei
francesi.
Il Medio Oriente è comunemente ritenuto
maschilista. Come è possibile che le donne curde siano state in grado di
organizzarsi e di prendere le armi contro Daech?
Non sono venute fuori dal nulla! Queste
combattenti sono impregnate di una lunga eredità di resistenza delle donne
curde, di figure emblematiche: donne artiste, come le cantanti Meryem Xan e
Aysha Shan nel XX secolo, come le combattenti Leyla Qasim, e le prime militanti
politiche venute dalla Turchia,
come Sakine Cansiz , una dei fondatori del PKK. Il movimento si è organizzato in
Europa a partire dal 1987 con l’Associazione delle donne curde. Questa
organizzazione ha permesso alle donne di organizzarsi autonomamente e di
interrogarsi sul ruolo della donna nella famiglia, sulla laicità, sulla
emancipazione. Gli atelier, il porta a porta di quartiere in quartiere, tutti
questi piccoli sforzi hanno dato i loro frutti. Affinché le donne si rendano
conto che non sono schiave, che non si devono sottomettere al sistema
patriarcale, alle regole del marito, del padre o del fratello. Le donne al
fronte sono solo l’avanguardia di questo ampio movimento internazionale.
Che cosa difendono?
Un sistema democratico autonomo: il
confederalismo democratico. Esiste di fatto già nel Rojava, il Kurdistan
siriano. I tre cantoni, Afrin, Cizîrê e Kobanê, sono autogestiti secondo una
modalità di consenso collettivo che segue una serie di valori forti: il
multiculturalismo, l’economia alternativa e in particolare la parità
donne-uomini, la parità assoluta, con un sistema di copresidenza in ogni governo
cantonale.
Quindi è molto di più che della
propaganda?
Come si può pensare una cosa simile? Certo, le
YPJ, le unità di protezione delle donne Rojava, sanno badare alla loro immagine.
Ma sono pronte a morire per le loro idee. Lottando contro Daesh anche in
Francia! Nel gennaio 2013, tre attiviste curde, tra cui Sakine Cansiz, sono
state uccise proprio a Parigi, tutti gli elementi indicano il coinvolgimento dei
servizi turchi. Perché hanno difeso l’ideologia della emancipazione. La minaccia
esiste. Bisogna esserne coscienti.
Si parla molto più di Dasch che della Turchia
…
Eppure anche il regime di Erdogan uccide. Duemila
persone sono state arrestate in Turchia dopo le elezioni di giugno, quattrocento
sono state uccise dall’esercito o la polizia. Il corpo di una militante del PKK
Kevser Eltürk (portava il nome di guerra Ekin Van), è stato spogliato,
trascinato e esposto dai soldati turchi nel villaggio di Varto. Ma non prendono
di mira solo le militanti. Uccidono anche studentesse, ragazze che vanno a
scuola, a volte le donne incinte … A Istanbul, una giovane donna di 25 anni,
Dilek Dogan, è stata ucciso con una pallottola al cuore durante una
dimostrazione. Lo Stato turco a volte rifiuta l’accesso all’obitorio ai curdi,
costringendo le loro famiglie a conservare le ragazze uccise nei loro
congelatori per settimane.
Sono le donne a essere particolarmente prese
di mira?
Sì, e questo è quello che io chiamo il
femminicidio, una sorta di genocidio al femminile. Questa è la suprema violenza
del patriarcato, che si estende dai matrimoni forzati, dalle escissioni, dalla
violenza domestica, fino alla violenza di stato, alle torture sessuali in
carcere, alla vendita di donne nei bazar della schiavitù sessuale dello Stato
islamico. Questo è il destino che subiscono le donne nei paesi in guerra, in
Mali, Niger, come in Kurdistan. Questo concetto permette di reinterpretare il
massacro di donne nella storia. 31.000 donne furono deportate ad Auschwitz
perché erano donne libere.
La vittoria del AKP, il partito islamico
turco, è avvenuta in questo contesto di violenza. Perché i kurdi non
riprendono le armi contro Erdogan?
Cerchiamo di mantenere uno sguardo ottimista. Il
partito di opposizione HDP, filo-curdo, nel mese di giugno otteneva il 13%, oggi
ha raccolto il 10,7% dei voti, riuscendo così a essere il terzo partito
all’Assemblea e a inviarvi 59 deputati. Nonostante le 2000 persone arrestate,
nonostante le uccisioni, nonostante le sedi del HDP bruciate … Tuttavia, il
popolo ha votato e ha fatto tutto il possibile perché l’HDP superasse lo
sbarramento. Il processo di pace avviato continuerà.
L’indulgenza del democratico Occidente nei
confronti di Erdogan la ripugna ?
Questo è ciò che è veramente insopportabile.
Manuel Valls e Angela Merkel continuano a parlare dell’adesione della Turchia
all’Unione europea. Ma come è possibile che un paese che ignora completamente i
diritti umani possa aderire alla UE? Per non parlare del fatto che la Turchia è
palesemente complice dello stato islamico. Contrariamente a quello che la
Turchia dice, non vi è alcuna offensiva turca contro Daesh, Erdogan continua a
lasciare che i terroristi circolino sul suo territorio, per fare rifornimento e
vendere il loro petrolio. La Francia deve smettere di condurre una politica
cieca nei confronti di questa realtà. Ha il dovere di proteggere i suoi
valori.
L’orrore di Daesh era già noto prima degli
attentati. Eppure, l’anno scorso, gli unici a manifestare a Parigi contro
lo stato islamico sono stati i curdi. Perché tutti non si riuniscono
sotto la loro bandiera?
Una parte dell’opinione pubblica approva le
nostre manifestazioni. I movimenti sociali e alternativi, le femministe e i
partiti politici di sinistra, tra cui il Partito comunista, marciano al nostro
fianco. Ma il raduno sotto la bandiera dei curdi sarà possibile solo quando la
nostra lotta sarà riconosciuta come legittima, e dunque quando il PKK, il
Partito dei lavoratori del Kurdistan, verrà rimosso dalla lista dei terroristi
dell’Unione europea e gli Stati Uniti .
articolo originale in francese
traduzione di Stefano Acerbo
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