Corsico (MI), 14 Marzo
2016
I bambini, la mensa e
Corsico. A che punto siamo?
Nel mese di Gennaio la scuola si
è trovata ad affrontare la problematica legata alla sospensione
del pasto per i bambini e le
bambine di genitori morosi rispetto al pagamento dei bollettini. Il
29 Gennaio è stato concordato un
documento, in presenza del provveditore dell'Ufficio
scolastico provinciale di Milano
Prof. Bussetti, in virtù del quale i dirigenti scolastici e gli
amministratori comunali si
impegnavano a contattare le famiglie ancora in debito per
concordare piani di rientro. In
cambio, si è chiesta una tregua per il mese di febbraio.
Dal 1 Marzo le famiglie coinvolte
non solo non sono diminuite, ma purtroppo sono aumentate,
in quanto da questo mese in poi,
tutti coloro i quali salteranno una rata dei piani concordati,
rientreranno nelle liste di
famiglie morose e ai loro bambini non verrà nuovamente servito il
pasto, e così è avvenuto. Le scuole
si sono trovate ad affrontare i medesimi problemi di
gennaio, e questa sarà la
situazione in cui ci si troverà ad ogni nuovo mese. A pagare, a gennaio
come oggi, una volta ancora i
bambini.
LA GIOSTRA DEI NUMERI,
CHE NON RAPPRESENTA TUTTI I BAMBINI
E LE BAMBINE
A volte si commenta troppo
frettolosamente un argomento in termini astratti, invece il
provvedimento che esclude bambini
e bambine dal momento di condivisione del pasto caldo è
qualcosa di molto concreto. Non
si tratta di numeri: ieri 86, oggi 50, domani 22... Fin tanto che ci
sarà anche solo un bambino
escluso dal momento di vita comune, saranno colpiti tutti i
bambini, anche quelli le cui
famiglie non sono morose.
Se infatti a gennaio è stato
possibile arginare e proteggere i bimbi e le bimbe, nei limiti del
possibile, da parte di
insegnanti, personale e famiglie, adesso non lo è più. Soprattutto nelle
scuole primarie, l’argomento “non
hai pagato e quindi non mangi” è ormai tema che ha colpito
non solo i bimbi figli di morosi,
ma anche tutti i loro compagni. I bambini e le bambine iniziano
a non sentirsi più protetti,
fanno domande su chi abbia emanato tale provvedimento, esigono
tutela dei propri amici. Sono
piccoli, ma si rendono perfettamente conto di star pagando
situazioni più grandi di loro.
La maggior parte dei bambini
all’uscita da scuola non ha molta voglia di raccontare quanto ha
vissuto dal punto di vista della
didattica (“Cos’hai fatto oggi a scuola?” “Niente!”), ma tutti
raccontano come prima cosa ciò
che hanno o non hanno mangiato: per loro è il momento più
importante della giornata, il
momento più libero e festoso tra amici.
PICCOLE STORIE DALLE
NOSTRE MENSE
Ci sono bambini che sono
costretti a uscire durante l’orario del pasto, perdendo cosi 10 ore alla
settimana, 10 ore preziose in cui
i bambini parlano, giocano, si confrontano, vivono del tempo
libero insieme. E’ il tempo
dell’amicizia, delle relazioni sociali, del gioco, fondamentale
nell’infanzia. Ci sono i bimbi
loro compagni, che assistono in silenzio all’amico che va via e torna
per la ripresa delle lezioni,
quando e se il genitore può riaccompagnarlo. Eccezioni concesse alla
regola, per non aggravare
ulteriormente la condizione delle famiglie.
Ci sono bambini che stanchi di
vedere amici con i panini, seduti da soli, mentre loro sono in fila
con il vassoio, han deciso
insieme ai genitori di scrivere sul diario l’autorizzazione a poter
condividere il proprio pasto con
gli amici. “No mamma, scrivi con tutti bambini, non solo gli
amici, prima che non capiscono
che tutti hanno diritto al cibo”.
Ci sono bambini e bambine che,
dopo ormai tre mesi, non si chiedono perché l’amico ha il
panino, ma si rispondono che ha
una famiglia povera che non è in grado di pagare il pasto.
“Mamma, papà, ma voi potrete
pagarmi la mensa o toccherà anche a me? Li abbiamo i soldi?”
Preoccupazioni, interrogativi,
che dovevano restare di pertinenza degli adulti, non avrebbero
mai dovuto emergere in bimbi così
piccoli.
“Mamma il sindaco non dà da mangiare
ai bambini, perché? Siamo solo bambini e stiamo
studiando i diritti dei bambini.
I bambini hanno diritto a mangiare, perché non ci protegge?”
Ansie che non dovevano essere
trasferite ai nostri figli e alle nostre figlie, che si vedono violati
nel diritto da chi per loro
avrebbe dovuto rappresentare l’autorevolezza, invece è arrivato con
l’autorità.
MENSA E DIRITTO AL CIBO
Siamo certi dell’importanza del
recupero del debito e dell’assunzione di responsabilità delle
famiglie a pagare i servizi
usufruiti. Ma ancora oggi diventa difficile far comprendere che questo
provvedimento impatta con
prepotenza sulla scuola, trasformando quello che era un momento
di condivisione e di educazione,
nella gestione di situazioni di emergenza che ogni mese, alla
scadenza dei nuovi bollettini,
troverà coinvolti nuovi bambini e bambine.
Il diritto al cibo è un diritto
universale, sottoscritto in novembre anche dalla regione Lombardia.
Prevede che ad ogni bambino si
debba riconoscere un pasto adeguato. Portare un panino tutti i
giorni a scuola non può essere
considerato un pasto adeguato. Adeguato è potersi sedere tutti
insieme, mangiare un pasto caldo,
completo ed equilibrato, assaggiare e condividere con i
compagni un’esperienza che per
loro non viene vissuta come momento della mensa, ma come
parte integrante della loro vita
a scuola.
Questo momento non può e non deve
essere disturbato da esigenze amministrative, seppur
legittime.
Allo stesso modo, come famiglie,
non possiamo pensare che venga messa in discussione la
proposta del tempo pieno a 40
ore, fino ad ora comprensiva del momento mensa. Nonostante
ci sia un vuoto normativo mai
colmato e su cui le istituzioni dovranno sentirsi in obbligo ad
esprimersi, il rischio è la
diminuzione dell’organico scolastico, già provato in termini di numero
di insegnanti e ore di
compresenza.
Il diritto al cibo e il diritto
allo studio sono elementi caratterizzanti in una società civile che
adotta provvedimenti lungimiranti
per il bene comune. In quest’ottica, la scuola pubblica non
può
essere considerata un costo ma una risorsa preziosa, forse la migliore su cui
investire.
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