Pubblicato il 21 apr 2016
di Marco Bersani
Non sono passati più di tre giorni dalla
rivendicazione da parte di Renzi dell’astensionismo nel referendum sulle
trivellazioni (“referendum inutile”, come certamente hanno capito gli abitanti
di Genova), che il governo e il Pd compiono l’ulteriore atto di disprezzo della
volontà popolare.
Il tema questa
volta è l’acqua e la legge d’iniziativa popolare, presentata dai movimenti nove
anni fa, dopo aver raccolto oltre 400.000 firme. Una legge dimenticata nei
cassetti delle commissioni parlamentari fino alla sua decadenza e ripresentata,
aggiornata, in questa legislatura dall’intergruppo parlamentare in accordo con
il Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
La legge è stata
approvata ieri alla Camera, fra le contestazioni dei movimenti e dei deputati di
M5S e SI, dopo che il suo testo è stato letteralmente stravolto dagli
emendamenti del Partito Democratico e del governo, al punto che gli stessi
parlamentari che lo avevano proposto hanno ritirato da tempo le loro firme in
calce alla legge.
Nel frattempo,
procede a passo spedito l’iter del decreto Madia (Testo unico sui servizi
pubblici locali) che prevede l’obbligo di gestione dei servizi a rete (acqua
compresa) tramite società per azioni e reintroduce in tariffa l’”adeguatezza
della remunerazione del capitale investito”, ovvero i profitti, nell’esatta
dicitura abrogata dal voto referendario.
Un attacco
concentrico, con il quale il governo Renzi prova a chiudere un cerchio: quello
aperto dalla straordinaria vittoria referendaria sull’acqua del giugno 2011
(oltre 26 milioni di “demagoghi” secondo la narrazione renziana), sulla quale i
diversi governi succedutisi non avevano potuto andare oltre all’ostacolarne
l’esito, all’incentivarne la non applicazione, ad impedirne
l’attuazione.
Il rilancio della
privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici risponde a precisi interessi
delle grandi lobby finanziarie che non vedono l’ora di potersi sedere alla
tavola imbandita di business regolati da tariffe, flussi di cassa elevati,
prevedibili e stabili nel tempo, titoli tendenzialmente poco volatili e molto
generosi in termini di dividendi: un banchetto perfetto, che Partito
Democratico, Governo Renzi e Ministro Madia hanno deciso di apparecchiare per
loro.
Ma poiché la
spoliazione delle comunità locali attraverso la mercificazione dell’acqua e dei
beni comuni, necessita una drastica sottrazione di democrazia, ecco che lo
stravolgimento della legge d’iniziativa popolare sull’acqua e lo schiaffo al
vittorioso referendum del 2011 non rappresentano semplici effetti collaterali di
quanto sta accadendo, bensì ne costituiscono il cuore e l’anima.
A tutto questo
occorre rispondere con una vera e propria sollevazione dal basso, con iniziative
di contrasto in tutti i territori e l’inondazione di firme in calce alla
petizione popolare per il ritiro del decreto Madia, promossa dal Forum italiano
dei movimenti per l’acqua all’interno della stagione appena aperta dei
referendum sociali.
Oggi più che mai,
si scrive acqua e si legge democrazia.
Marco
Bersani (Forum italiano dei movimenti per l’acqua)
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