Con l’abrogazione dell’art. 23
bis, il referendum ha restituito alla sfera pubblica non solo l’acqua, ma anche
gli altri servizi pubblici, compresi i rifiuti e il trasporto pubblico locale.
Decenni di liberalizzazioni e privatizzazioni mostrano oggi il fallimento di questo disegno che ha visto il pubblico
ritirarsi dai propri compiti e i Comuni trasformarsi da garanti dei servizi
pubblici in azionisti. Ci
lasciano aziende con miliardi di debito, aumento dei costi dei servizi
per i cittadini, peggioramento delle condizione dei lavoratori del settore,
azzeramento degli investimenti in nuove
reti, impianti e tecnologie, spreco di ingenti risorse naturali, finite e
irriproducibili, e una drastica riduzione degli spazi di democrazia, di
partecipazione e di trasparenza.
La proposta di creare una grande multiutility del
nord si inserisce in questo quadro desolante. Ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito
di A2A, Iren, Hera, ecc.; ci
ripropone l'idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio;
punta a superare i debiti delle aziende attraverso economie di scala. E’
un’operazione lobbistica e verticistica di istituzioni, managers e correnti di
partiti, estranea alle città interessate, che espropria i consigli comunali dei
loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una
gestione dell'acqua, dei rifiuti, del TPL, dell'energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne
la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi.
Oggi più che mai una scelta del genere non deve essere perseguita. Al contrario è necessario aprire un ampio dibattito
pubblico che coinvolga le amministrazioni locali, le assemblee elettive, coloro che hanno promosso e vinto i
referendum, le associazioni, i comitati, tutti coloro che vogliono
preservare l’universalità dei diritti fondamentali, come l’acqua, e tutelare i diritti
dei lavoratori. Riteniamo indispensabili modalità nuove ed etiche per garantire
ai Comuni investimenti pubblici necessari a realizzare politiche ambientali di
risparmio idrico ed energetico e di riduzione, recupero e riuso dei rifiuti -
obiettivi previsti dalla Direttiva Europea sulla promozione delle fonti
rinnovabili. Non accettiamo di farci
espropriare delle condizioni minime per esercitare i diritti di cittadinanza,
di riproducibilità della nostra vita associata, in armonia con l'ambiente.
Per queste ragioni, pensiamo
sia interesse di tutta la società civile fermare questo progetto che si presenta come un ulteriore attacco
alla democrazia e ai beni comuni. Chiediamo a tutte le forze politiche, sociali e
sindacali, in particolare quelle che hanno sostenuto i referendum, di prendere
una posizione chiara opponendosi con decisione a questo progetto e portandolo
alla discussione e al pubblico dibattito. Ci impegniamo a favorire
tutti i possibili momenti informativi, di dibattito e di
sensibilizzazione.
PROMOTORI
Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Stefano
Rodota’, Emilio Molinari, Vittorio Agnoletto, Mario Agostinelli, Gaetano
Azzariti, Piero Basso, Roberto Biorcio, Bruno Bosco, Paolo Cacciari, Franco
Calamida, Mattia Calise, Giulio Cavalli, Giacomo Conti, Nando Dalla Chiesa,
Giosuè De Salvo, Andrea Di Stefano,
Elio e Mangoni (Le Storie Tese), Luigi Ferraioli, Saverio Ferrari, Roberto
Fumagalli, Jole Garuti, Massimo Gatti, Enzo Greco, Luca Klobas, Antonio Lareno,
Rosario Lembo, Alberto Lucarelli, Leonardo
Manera, Luca Martinelli, Ugo Mattei, Mirko Mazzali, Loris Mazzetti, Emilio Molinari, Alfonso Navarra,
Luca Nivarra, Maso Notarianni, Michele
Papagna, Diego Parassole, Antonello Patta, Emanuele Patti, Alberto
Patrucco, Rita Pelusio, Giancarlo Peterlongo,
Silvano Piccardi, Giovanna Procacci, Pietro Raitano, Giorgio Riolo, Basilio
Rizzo, Paolo Rossi, Renato Sarti, Anna
Scavuzzo, Sergio Serafini, Anita Sonego, Bebo Storti, Elisabetta Strada, Gianni
Tamino, Luca Trada, Elio Veltri, Guido Viale, Nadia Volpi, Henry Zaffa
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