In un editoriale dall'inequivocabile titolo "Il
freno della Fiom", apparso su Repubblica giovedì 22 marzo, Piero Ottone ci
spiega che Landini è diverso dagli altri sindacalisti perché non accetta il
mondo così come lo conosciamo, ostinatamente convinto che non si possa ridurre
il tutto a strappare qualche briciola dalla ineluttabile legge della domanda e
dell'offerta in un contesto, come dice lo stesso Ottone, "manipolato da
personaggi poco raccomandabili".
Ma Landini, secondo l'editoriale, è colpevole di
un'altra grave diversità: vorrebbe imporre un mondo diverso, che non parta dalla
comprensione della crisi prodotta dalla globalizzazione ma dalla difesa della
centralità della Costituzione che indica che l'Italia è fondata sul lavoro. E
poi, opponendosi ad una legge di natura, ovvero il capitalismo, il leader della
Fiom non potrà impedire che gli altri sindacalisti vincano, semmai ne ritarderà
l'azione. Infine,la sentenza: Landini è un idealista, un rivoluzionario che
vuole cambiare il mondo.
È il liberismo che ha fallito, non le idee di
Landini
Landini non ha necessità di difendersi da queste
parole, anzitutto perché meritano semmai di essere confermate. Basta la
constatazione di quanto accaduto nel mondo proprio a partire da quella citata
globalizzazione e cosa è stato prodotto dalle "leggi naturali" del capitalismo
negli ultimi tempi. Negli anni Novanta dello scorso secolo i profeti del
neoliberismo ci avevano spiegato che il lavoro come lo conoscevamo era un
residuo storico di altri tempi, che la globalizzazione avrebbe portato benessere
e democrazia, che il privato era bello e il pubblico doveva abdicare a qualsiasi
ruolo e lasciare finalmente che la mano invisibile del mercato facesse il suo
compito. E queste cose ci venivano spiegate con lo stesso tono utilizzato da
quelli che oggi ci vogliono convincere che competizione non fa rima con
Costituzione.
Quello che si è materializzato in questi anni,
invece, è stata anzitutto la rincorsa delle imprese alla compressione del costo
del lavoro, producendo la delocalizzazione di intere economie, magari dopo aver
beneficiato per anni di contribuzione pubblica. L'esportazione della democrazia
con la forza militare ha conosciuto la sua teorizzazione proprio a partire dal
concetto che nessun altro sistema economico e politico può essere previsto e
quello presente deve essere difeso e imposto. I Paesi emergenti, da terre di
conquista dove poter sfruttare risorse e lavoro, sono divenuti minacce ai
diritti e all'ambiente solo quando hanno iniziato a rivendicare il loro ruolo
nello scacchiere globale. Si è verificata una incredibile verticalizzazione, sia
nella distribuzione della ricchezza, sia nella determinazione delle scelte
politiche, riducendo di fatto ad un numero esiguo di soggetti multinazionali le
decisioni strategiche fondamentali. La disoccupazione (in particolare delle
donne e dei giovani) vede oggi toccare dei punti di non ritorno per intere
generazioni. La speculazione è arrivata a livelli inimmaginabili. E si potrebbe
continuare con le promesse mancate dalle privatizzazioni di parti consistenti di
beni comuni, con i continui attacchi a welfare e salari, con la precarietà
dell'esistenza.
La "diversità" di Landini è la nostra
"diversità"
Tutto ciò non è stato prodotto da una legge di
natura, ma da un preciso sistema economico e sociale che persegue un preciso
obiettivo, ponendo strutturalmente il mercato sopra ogni cosa. Senza gli
idealisti, i rivoluzionari, i comunisti, il nostro Paese non avrebbe conosciuto
le pagine migliori della propria storia recente, dalla Resistenza alla
rivendicazione dei diritti sociali e del lavoro. E anche in quegli anni veniva
sempre richiamato il rispetto ad una legge di natura; per esempio, era una legge
naturale che le donne non potessero votare ed era una follia anche solo
immaginare questa possibilità, così come era assurdo che anche l'operaio voleva
il figlio dottore. In definitiva, qualsiasi movimento di emancipazione che la
storia conosca parte proprio dal mettere in discussione una situazione data per
unica ed immodificabile: la lotta per un mondo differente, invece, questa
diversità inaccettabile dal capitalismo, non solo è possibile ma è anche
necessaria ed attuale.
Alla luce di ciò, noi confermiamo tutto. La
"diversità" di Landini è la nostra "diversità", la lotta della Fiom per il
lavoro, i diritti e la democrazia è la nostra lotta, lo sciopero generale sarà
la risposta di tutte e tutti per difendere la centralità del lavoro.
Domenica 25 Marzo 2012
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