Nel tempo che impiegherete a leggere questo
articolo, nel mondo si saranno spesi altri 10 milioni di dollari in armi,
eserciti e guerre. La spesa militare mondiale ammonta infatti a 3,3 milioni di
dollari al minuto. Ossia 198 milioni ogni ora, 4,7 miliardi ogni giorno. Il che
equivale a 1.738 miliardi di dollari in un anno.
Sono i dati relativi al 2011,
pubblicati ieri dal Sipri, l'autorevole istituto internazionale con sede a
Stoccolma.
A fare da locomotiva della spesa militare sono
ancora gli Stati uniti, con 711 miliardi, equivalenti al 41% del totale
mondiale.
L'annunciato taglio di 45 miliardi annui nel
prossimo decennio è tutto da vedere. I risparmi dovrebbero essere effettuati
riducendo le forze terrestri e restringendo i benefit (compresa l'assistenza
medica) dei veterani. Obiettivo del Pentagono è rendere le forze Usa più agili,
più flessibili e pronte ad essere dispiegate ancora più rapidamente. La
riduzione delle forze terrestri si inquadra nella nuova strategia, testata con
la guerra di Libia: usare la schiacciante superiorità aerea e navale Usa e far
assumere il peso maggiore agli alleati.
Ma non per questo le guerre costano meno: i fondi
necessari, come è avvenuto per quella contro la Libia, vengono autorizzati dal
Congresso di volta in volta, aggiungendoli al bilancio del Pentagono. E a questo
si aggiungono anche altre voci di carattere militare, tra cui circa 125 miliardi
annui per i militari a riposo e 50 per il Dipartimento della sicurezza della
patria, portando la spesa Usa a circa la metà di quella mondiale.
Nelle stime del Sipri, la Cina resta al secondo
posto rispetto al 2010, con una spesa stimata in 143 miliardi di dollari,
equivalenti all'8% di quella mondiale. Ma il suo ritmo di crescita (170% in
termini reali nel 2002-2011) è maggiore di quello della spesa statunitense (59%
nello stesso periodo). Tale accelerazione è dovuta fondamentalmente al fatto che
gli Usa stanno attuando una politica di «contenimento» della Cina, spostando
sempre più il centro focale della loro strategia nella regione
Asia/Pacifico.
In rapido aumento anche la spesa della Russia,
che passa, con 72 miliardi di dollari nel 2011, dal quinto al terzo posto tra i
paesi con le maggiori spese militari.
Seguono Gran Bretagna, Francia, Giappone, Arabia
Saudita, India, Germania, Brasile e Italia. La spesa militare italiana viene
stimata dal Sipri, per il 2011, in 34,5 miliardi di dollari, equivalenti a circa
26 miliardi di euro annui. L'equivalente di una grossa Finanziaria.
Nella ripartizione regionale, Nord America,
Europa e Giappone totalizzano circa il 70% della spesa militare mondiale: è
quindi la triade, che finora ha costituito il «centro» dell'economia mondiale, a
investire le maggiori risorse in campo militare. Ciò ha un effetto trainante
sulle regioni economicamente meno sviluppate: ad esempio, l'Africa conta appena
il 2% della spesa militare mondiale, ma il Nord Africa ha registrato la più
rapida crescita della spesa militare tra le subregioni (109% in termini reali
nel 2002-2011) e anche quella della Nigeria è in rapida crescita.
La spesa militare continua così ad aumentare in
termini reali. Secondo le stime del Sipri, è salita a circa 250 dollari annui
per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti del pianeta. Una cifra apparentemente
trascurabile per un cittadino medio di un paese come l'Italia. Ma che, sommata
alle altre, diventa un fiume di denaro pubblico che finisce in un pozzo senza
fondo. Prima ancora di uccidere quando viene convertita in armi ed eserciti, la
spesa militare uccide sottraendo risorse vitali a miliardi di esseri umani.
da Il manifesto, Mercoledì 18 Aprile 2012di
Manlio Dinucci
Nel tempo che impiegherete a leggere questo
articolo, nel mondo si saranno spesi altri 10 milioni di dollari in armi,
eserciti e guerre. La spesa militare mondiale ammonta infatti a 3,3 milioni di
dollari al minuto. Ossia 198 milioni ogni ora, 4,7 miliardi ogni giorno. Il che
equivale a 1.738 miliardi di dollari in un anno. Sono i dati relativi al 2011,
pubblicati ieri dal Sipri, l'autorevole istituto internazionale con sede a
Stoccolma.
A fare da locomotiva della spesa militare sono
ancora gli Stati uniti, con 711 miliardi, equivalenti al 41% del totale
mondiale.
L'annunciato taglio di 45 miliardi annui nel
prossimo decennio è tutto da vedere. I risparmi dovrebbero essere effettuati
riducendo le forze terrestri e restringendo i benefit (compresa l'assistenza
medica) dei veterani. Obiettivo del Pentagono è rendere le forze Usa più agili,
più flessibili e pronte ad essere dispiegate ancora più rapidamente. La
riduzione delle forze terrestri si inquadra nella nuova strategia, testata con
la guerra di Libia: usare la schiacciante superiorità aerea e navale Usa e far
assumere il peso maggiore agli alleati.
Ma non per questo le guerre costano meno: i fondi
necessari, come è avvenuto per quella contro la Libia, vengono autorizzati dal
Congresso di volta in volta, aggiungendoli al bilancio del Pentagono. E a questo
si aggiungono anche altre voci di carattere militare, tra cui circa 125 miliardi
annui per i militari a riposo e 50 per il Dipartimento della sicurezza della
patria, portando la spesa Usa a circa la metà di quella mondiale.
Nelle stime del Sipri, la Cina resta al secondo
posto rispetto al 2010, con una spesa stimata in 143 miliardi di dollari,
equivalenti all'8% di quella mondiale. Ma il suo ritmo di crescita (170% in
termini reali nel 2002-2011) è maggiore di quello della spesa statunitense (59%
nello stesso periodo). Tale accelerazione è dovuta fondamentalmente al fatto che
gli Usa stanno attuando una politica di «contenimento» della Cina, spostando
sempre più il centro focale della loro strategia nella regione
Asia/Pacifico.
In rapido aumento anche la spesa della Russia,
che passa, con 72 miliardi di dollari nel 2011, dal quinto al terzo posto tra i
paesi con le maggiori spese militari.
Seguono Gran Bretagna, Francia, Giappone, Arabia
Saudita, India, Germania, Brasile e Italia. La spesa militare italiana viene
stimata dal Sipri, per il 2011, in 34,5 miliardi di dollari, equivalenti a circa
26 miliardi di euro annui. L'equivalente di una grossa Finanziaria.
Nella ripartizione regionale, Nord America,
Europa e Giappone totalizzano circa il 70% della spesa militare mondiale: è
quindi la triade, che finora ha costituito il «centro» dell'economia mondiale, a
investire le maggiori risorse in campo militare. Ciò ha un effetto trainante
sulle regioni economicamente meno sviluppate: ad esempio, l'Africa conta appena
il 2% della spesa militare mondiale, ma il Nord Africa ha registrato la più
rapida crescita della spesa militare tra le subregioni (109% in termini reali
nel 2002-2011) e anche quella della Nigeria è in rapida crescita.
La spesa militare continua così ad aumentare in
termini reali. Secondo le stime del Sipri, è salita a circa 250 dollari annui
per ciascuno dei 7 miliardi di abitanti del pianeta. Una cifra apparentemente
trascurabile per un cittadino medio di un paese come l'Italia. Ma che, sommata
alle altre, diventa un fiume di denaro pubblico che finisce in un pozzo senza
fondo. Prima ancora di uccidere quando viene convertita in armi ed eserciti, la
spesa militare uccide sottraendo risorse vitali a miliardi di esseri umani.
da Il manifesto, Mercoledì 18 Aprile 2012
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