La crisi economica, ha documentato il Censis, ha
colpito in Italia soprattutto i giovani, un milione dei quali ha perso il lavoro
negli ultimi tre anni. Tranquilli, perché al loro futuro ci pensa la Lockheed
Martin: «Proteggere le generazioni di domani - assicura nella sua pubblicità -
significa impegnarsi per la quinta generazione di oggi».
Si riferisce all'F-35 Lightning II, «l'unico
velivolo di quinta generazione in grado di garantire la sicurezza delle nuove
generazioni».
Sono stati dunque lungimiranti i governi che hanno deciso di far partecipare
l'Italia alla realizzazione di questo caccia (prima denominato Joint Strike
Fighter) della statunitense Lockheed Martin. Con il sostegno di uno schieramento
bipartisan, il primo memorandum d'intesa venne firmato al Pentagono nel 1998 dal
governo D'Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel
2007, dal governo Prodi. E nel 2009 è stato di nuovo un governo Berlusconi a
deliberare l'acquisto di 131 caccia che, a onor del vero, era già stato deciso
dal governo Prodi. L'Italia partecipa al programma dell'F-35 come partner di
secondo livello, contribuendo allo sviluppo e alla costruzione del caccia. E ora
arriva il governo «tecnico» di Monti a confermare tutto con il
ministro-ammiraglio Di Paola. Vi sono impegnate oltre venti industrie: Alenia
Aeronautica, Galileo Avionica, Datamat e Otomelara di Finmeccanica e altre tra
cui la Piaggio. Negli stabilimenti Alenia verranno prodotte oltre mille ali
dell'F-35. Presso l'aeroporto militare di Cameri (Novara) sarà realizzata una
linea di assemblaggio e collaudo dei caccia per i paesi europei, che verrà poi
trasformata in centro di manutenzione, revisione, riparazione e modifica. A tale
scopo sono stati stanziati oltre 600 milioni di euro, presentandolo come un
grande affare per l'Italia. Ma non si dice quanto verranno a costare i pochi
posti di lavoro creati in questa industria bellica. Non si dice che, mentre i
miliardi dei contratti per l'F-35 entreranno nelle casse di aziende private, i
miliardi per l'acquisto dei caccia usciranno dalle casse pubbliche.
Spesa militare: 25 miliardi
Per partecipare al programma, l'Italia si è
impegnata a versare un miliardo di euro, cui si aggiungerà la spesa per
l'acquisto ora di 90 F-35 (inizialmente ne erano previsti 131). Allo stato
attuale, essa può essere quantificata in oltre 10 miliardi di euro. Va inoltre
considerato che l'aeronautica sta acquistando anche un centinaio di caccia
Eurofighter Typhoon, costruiti da un consorzio europeo, il cui costo attuale è
quantificabile anche quesyo in oltre 10 miliardi di euro. E, come avviene per
tutti i sistemi d'arma, l'F-35 verrà a costare più del previsto.
Il prezzo dei primi caccia prodotti - documenta
la Corte dei conti Usa - è risultato quasi il doppio rispetto a quello
preventivato. Il costo complessivo del programma, previsto in 382 miliardi di
dollari per 2.443 caccia che saranno acquistati dagli Usa e da otto partner
internazionali, sarà dunque molto più alto. Perfino il senatore John McCain,
noto «falco», ha definito «vergognoso» il fatto che il prezzo dei primi 28 aerei
sfori di 800 milioni di dollari quello preventivato. Nessuno sa con esattezza
quanto verrà a costare l'F-35. La Lockheed aveva parlato di un prezzo medio di
65 milioni per aereo, al valore del dollaro 2010, ma poi è stato chiarito che il
prezzo non comprendeva il motore né i costosissimi sistemi elettronici e
all'infrarosso.
L'Italia si è dunque impegnata ad acquistare 90
caccia F-35 senza sapere quale sarà il prezzo finale. Anche perché differisce a
seconda delle varianti: a decollo/atterraggio convenzionale, per le portaerei, e
a decollo corto/atterraggio verticale. L'Italia ne acquisterà circa 50 della
prima variante e circa 40 della terza, che saranno usati anche per la portaerei
Cavour. E, una volta acquistati, dovrà pagare altri miliardi per ammodernarli
con i sistemi che la Lockheed produrrà. Un pozzo senza fondo, che inghiottirà
altro denaro pubblico, facendo crescere la spesa militare, già salita a 25
miliardi annui.
Arma per la guerra d'attacco
Non ci si poteva illudere che il governo Monti
cambiasse rotta, sganciando l'Italia da questo costosissimo programma: si è
limitato solo a ridurre il numero dei caccia da acquistare.
L'ammiraglio Di Paola, oggi ministro della
difesa, è infatti il maggiore sostenitore dell'F-35: fu lui, in veste di
direttore nazionale degli armamenti, a firmare al Pentagono, il 24 giugno 2002,
il memorandum d'intesa che impegnava l'Italia a partecipare al programma come
partner di secondo livello. E l'F-35 Lightning (Fulmine) - che, assicura la
Lockeed, «come un fulmine colpisce il nemico con forza distruttiva e
inaspettatamente» - è il sistema d'arma ideale per la strategia enunciata da Di
Paola quando era capo di stato maggiore della difesa: trasformare le forze
armate in uno «strumento proiettabile», dotato di spiccata capacità
«expeditionary» coerente col «livello di ambizione nazionale». Che l'F-35
garantirà insieme alla «sicurezza delle nuove generazioni».
da Il Manifesto, Sabato 7 Aprile 2012
Nessun commento:
Posta un commento