Pubblicato il 23 dic 2014
di Paolo Ferrero
1) Il peggior Presidente che la Repubblica abbia
mai avuto continua a far danni. Ieri in versione revisionista, Giorgio
Napolitano ha detto che “il bicameralismo perfetto è stato il principale passo
falso dell’Assemblea Costituente”.
Questa affermazione serve unicamente a
giustificare la manomissione della Costituzione in ogni sua parte. E’ infatti
evidente che se l’Assemblea costituente ha fatto un passo falso principale, ne
avrà fatti molti altri secondari… Napolitano, come ogni pentito, è utilissimo
per il capitalismo ademocratico che ci governa: ha la determinazione della
scuola comunista messa a disposizione dei padroni del vapore. Un vero
nichilista. Ogni mattina prego di non diventare mai come lui.
2) Il JOBS ACT è varato definitivamente con gli
elementi contenuti nella legge di Stabilità: l’articolo 18 non c’è più ed in
Italia si torna agli anni ’50, dove la discriminazione politica, sindacale,
culturale permetterà ai padroni di ristabilire livelli di sfruttamento oggi
relegati ai margini del processo produttivo. Chi pensa che la storia vada avanti
in una direzione di progresso si sbaglia di grosso. La storia va anche indietro
a la modernizzazione reazionaria di Renzi – come il fascismo – determina una
clamorosa regressione sociale, culturale, democratica e civile. Il tutto avviene
in un contesto di forte innovazione che giustifica tutto: l’estetica
dell’esercizio del potere di decidere da parte dell’uomo forte e della velocità,
come il futurismo. Non a caso la prima pagina di repubblica ci comunica che
Philippe Daverio ha appenda dato alle stampe “il secolo spezzato delle
avanguardie”.
3) Continua la crisi del Movimento 5 Stelle, che
ci parla di due fatti rilevanti. In primo luogo appena ricomincia la lotta di
classe perde di mordente la protesta populista teatralizzata. In secondo luogo
viene messo in evidenza come l’autoritarismo sia oggi incompatibile con
qualsiasi forma di aggregazione. Gli uomini della provvidenza affascinano ma
dopo un po’ rompono le scatole. A tutti, anche a molti degli innamorati della
prima ora. Si tratta di un fatto rilevante e positivo, che parla di una crescita
sociale e che ci differenzia significativamente dal clima culturale degli anni
20 del secolo scorso, in cui la prima guerra mondiale aveva costruito una
antropologia abituata ad obbedire. Oggi non è così, ed è un bene.
4) Il piano Junker non è solo una bufala perché i
300 miliardi non ci sono. Il vero problema è che il piano si basa sull’idea che
i soldi pubblici serviranno a smuovere soldi privati. Per ogni miliardo pubblico
15 miliardi privati. Questo significa che questo piano attiverà unicamente
lavori che producano significativi profitti (altrimenti il capitale privato non
sarebbe remunerato). Il piano junker quindi non produrrà posti di lavoro, non
farà i lavori utili (come il riassetto del territorio), ma servirà a devastare
l’ambiente garantendo i profitti. E’ del tutto evidente che i settori che
rispondono alle caratteristiche del piano junker sono i settori in cui il
pubblico paga e il privato guadagna: autostrade, ferrovie, rigassificatori, etc.
Occorre chiarire bene che il piano junker non ha nulla a che vedere con
l’intervento pubblico ma è semplicemente una forma legale per distribuire
mazzette alle grandi imprese di costruzione.
5) Scomparsi: Come tutti i giorni in cui non vi
sono scioperi generali oppure suicidi od omicidi di massa, la classe lavoratrice
scompare dalla scena: sui giornali non c’è. La distruzione della soggettività
della classe lavoratrice è il principale obiettivo del capitale globalizzato,
che non vuole avversari ma solo sudditi. In questa battaglia il mondo
dell’informazione è quasi per intero il servo scemo del capitale. Per questo ci
battiamo per la costruzione di una soggettività antagonista, per la solidarietà
di classe, perché sappiamo che with a little help from my friends ce la possiamo
fare.
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