Pubblicato il 4 dic 2014di Roberto Ciccarelli – da il manifesto
Fiducia al Senato sul Jobs Act: 166
favorevoli, 112 contrari, un astenuto. Mineo (Pd) non ha votato, Ricchiuti e
Casson assenti. La manifestazione dello sciopero sociale è stata caricata in via
delle Botteghe Oscure a Roma dopo essere stata accerchiata per più di un’ora.
Entro giugno il governo dovrà approvare i cinque decreti della legge delega.
L’articolo 18 è stato espulso dal diritto del lavoro italiano
Il Senato ha dato il via libera definitivo al
Jobs Act con 166 si, 112 no e un astenuto ieri alle 19,43 .
Cinque ore prima
a pochi metri di distanza, oltre le linee di un esercito di centinaia di
poliziotti, carabinieri e finanzieri, in via delle Botteghe Oscure, la
violenza dei manganelli. Uno spettacolo gratuito e inspiegabile quello
visto ieri nelle strade di Roma. Il volto più educato, ma ugualmente pregno
di contenuti, il governo l’ha mostrato in aula quando il ministro del Lavoro
Giuliano Poletti ha annunciato la fiducia per tagliare le gambe alla
sinistra Dem e zittirla sulla riforma del lavoro. Dopo le 14 tra piazza
Sant’Andrea della Valle e i binari del tram 8, davanti al teatro Argentina, ha
mostrato quello più arbitrario.
Le forze dell’ordine schierate con decine di
camionette e un centinaio di uomini hanno negato a trecento persone di
tornare a Sant’Andrea della Valle, la piazza concordata con la Questura di
Roma fino alle 18. Dopo averli tenuti in ostaggio per più di un’ora, davanti
all’insistenza dei manifestanti di uscire dall’accerchiamento, è partita una
carica. Due persone sono state fermate, poi rilasciate. Altre picchiate.
Erano inermi. La testimonianza di numerosi video da ore in rete mostra la
durezza delle scene. «Contenimento per impedire di tornare al Senato» lo
definisce una nota della Questura capitolina che sostiene di avere
sequestrato 30 petardi e 26 fumogeni. Oggetti evidentemente pericolosi al
punto da cancellare la clamorosa sproporzione delle forze in campo.
Lasciando defluire un corteo pacifico si sarebbero evitati anche i lanci di
petardi e inutili tensioni. Al vaglio ci sono le immagini riprese dalle
telecamere montate sulle uniformi degli agenti. Il corteo era partito
verso mezzogiorno dal Colosseo con più di cinquecento persone.
«In tutta Europa si manifesta contro leggi che
sono ipoteche sul futuro di milioni di persone — ha commentato Francesco
Raparelli del laboratorio romano per lo sciopero sociale, uno dei fermati
— A Roma no. è vietato manifestare liberamente». «Il nuovo questore di
Roma ha esordito in maniera ignobile — ha detto il portavoce Cobas Piero
Bernocchi — Non vorrei che quanto accaduto risulti sulla stampa come dipeso
da un poliziotto nervoso. Chi ha deciso queste cariche? Renzi è come il
padre del Buddha che nascondeva i fiori morti al figlio, non vuole vedere
contestazioni e su questo ha messo il carico da undici anche Alfano». «Si
è svelata la natura autoritaria del governo, che preferisce far
manganellare studenti minorenni che stanno occupando le scuole contro La
Buona Scuola e il Jobs Act invece di rispondere ai loro reali bisogni»
sostiene Danilo Lampis (Uds). «Questa vicenda non finisce qui — la
battaglia proseguirà contro i decreti attuativi della legge delega, per
impedire che vengano cancellati diritti e tutele — sostiene il sindacato
Usb — la battaglia proseguirà contro i decreti attuativi della legge
delega, per impedire che vengano cancellati diritti e tutele».
Decreti che verranno approvati entro giugno.
«Le opinioni espresse in parlamento saranno tenute in considerazione
nella loro stesura» ha detto Poletti. Saranno cinque e riguardano gli
ammortizzatori sociali, i servizi per il lavoro, la semplificazione, il
riordino delle forme contrattuali e la conciliazione. Si cancellerà
l’articolo 18 sul licenziamento per i neo-assunti che verranno sottoposti
alla disciplina del «contratto a tutele crescenti». Le loro tutele saranno
vincolate al periodo di lavoro svolto. Meno si lavora, meno soldi si
ricevono. Una svolta nella recente, e tribolata, storia del diritto del
lavoro sempre più ricalcato sulle esigenze delle imprese. In aula, durante la
discussione, i senatori di Sel hanno protestato mostrando cartelli con la
scritta: «Jobs Act: ritorno all’800». Per Poletti, invece, «non sono le regole
a produrre posti di lavoro, ma siamo convinti che un buon contesto aumenti
l’opportunità». Il contesto è quello dove la disoccupazione è arrivata al
13,2%, +286 mila in un anno, e quella giovanile è fuori controllo: 43,3%. Il
premier Renzi si è invece complimentato su twitter: «Questa è
#lavoltabuona. E noi andiamo avanti». Nella direzione vista ieri a Roma. Il
senatore Pd Corradino Mineo non ha votato la fiducia. Lorenza Ricchiuti
e Felice Casson (Pd) erano assenti.
ROBERTO CICCARELLI
da il manifesto
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