Documento collettivo
di 16 componenti su 20 del gruppo
di lavoro per l'assemblea: Argiris Panagopoulos, Bia Sarasini,
Costanza Boccardi, Corrado Oddi, Eleonora Forenza, Giulia Rodano, Margherita
Romanelli, Marco Revelli, Maso Notarianni, Massimo Torelli, Maurizio Giacobbe,
Paolo Cento, Raffaella Bolini, Roberta Fantozzi, Roberto Morea, Sergio Zampini.
Manifesto Politico : "Siamo a un Buvio"
La più grave crisi che
il nostro mondo abbia conosciuto non accenna a finire. Anzi, diventa permanente
producendo una costante regressione sociale, politica, culturale, morale ed
ecologica. Essa affonda le radici nelle gigantesche diseguaglianze,
nell’umiliazione del mondo del lavoro, nel dissennato sfruttamento della
natura e dei beni comuni che hanno caratterizzato
l’ultimo quarto di secolo. E, per crudele paradosso, continua ad accentuare
quelle diseguaglianze e quella spoliazione, a causa della gestione di un potere
sempre più monopolizzato da una piccola minoranza di speculatori globali, in un
circolo vizioso che deve essere spezzato.
L’Unione Europea,
lungi dal rappresentare una possibile alternativa a questo stato di cose, ne
esprime un volto ottuso e meschino, accanendosi
con politiche di austerità che nel favorire i Paesi più forti provocano
l’ulteriore impoverimento e il degrado – vera e propria asfissia sociale – di
quelli più fragili.
E tuttavia anche in
Europa, proprio sulla sponda del Mediterraneo, si è aperta una breccia. Come
già è successo in America Latina, la storia sembra essersi rimessa in movimento
anche qui. In Grecia, in primo luogo, dove Syriza è possibile forza di governo e dove
una vittoria il 25 gennaio mostrerebbe a tutti che quanto viene presentato come
impossibile in realtà possibile è. In Spagna, dove Podemos è oggi il primo
partito per popolarità. Di qui può partire quel processo di radicale inversione
delle politiche europee, l’unico che ci può salvare – perché nessun Paese può
farcela da solo se non cambia l’Europa.
In Italia il quadro
politico appare invece bloccato. Mentre la società si è rimessa in movimento,
con il mondo del lavoro che ha ripreso con forza la parola, il Governo di
Matteo Renzi si è attestato su una linea di frontale contrapposizione,
incarnando pienamente quella stessa filosofia della Troika che ha condotto la
Grecia sull’orlo della morte sociale, e portando a compimento il processo di
dissoluzione del suo Partito come forza in un qualche modo ascrivibile alla
“sinistra”.
Jobs Act e riforma del
pubblico impiego, decreto Poletti e precarizzazione come forma principale del
lavoro, Sblocca Italia, riforme costituzionali, riforma
elettorale, privatizzazioni,“partito della Nazione” o
“partito del Capo”, uniti a un asservimento indecente dell’informazione,
disegnano il profilo di una vera e propria emergenza democratica e pongono con
urgenza il problema di ridare rappresentanza a una parte potenzialmente
maggioritaria del Paese oggi drammaticamente priva di riferimento politico,
come dimostra l’aumento verticale di chi non andato più a votare. Tanto più
dopo che si è consumata una frattura davvero “storica” – e riteniamo
incomponibile – tra il mondo del lavoro e il partito di Renzi.
Se non ora
quando?
Per tutte queste
ragioni riteniamo oggi ineludibile la costruzione anche in Italia di
un’alternativa politica credibile e reale, che costituisca un’effettiva rottura
di continuità sia di visione che di programma e di
stile. Per ciò che propone. E per la pratica che ne contraddistingue l’agire.
Una proposta politica
che per essere credibile non può che essere unitaria e insieme radicale,
rompendo con la logica della frammentazione e delle continue divisioni e,
insieme, innovando nel modo di organizzarsi e di concepire la politica e
l’azione collettiva. La breccia che si è aperta in Europa e la riattivazione
del conflitto sociale in Italia ci indicano una possibilità – che per ognuno di
noi diventa una responsabilità – di tentare di "unire ciò che il neoliberismo
ha diviso" e di rompere la drammatica separazione tra la dimensione
politica e quella sociale.
Nel sottoscrivere
questo “Manifesto” noi intendiamo metterci al servizio di un processo che porti
alla costituzione di una sola “casa comune della sinistra e dei democratici
italiani in un quadro europeo” saldamente ancorata nel
sociale che preveda una tappa fondamentale nella presentazione alle
prossime elezioni politiche di un’unica lista che, come già in Grecia e in
Spagna, si proponga come autentica alternativa di governo: una lista in grado
di unire tutte le componenti sia organizzate che disperse di una sinistra non
arresa alla austerità europea e alla sua versione autoritaria italiana
incarnata dal renzismo. Un soggetto politico unico e plurale, forte perché
capace di dare una voce comune a tante componenti diverse, strategicamente
alternativo al neoliberismo come visione del mondo, e in opposizione - sul
piano elettorale europeo e nazionale -, alle forze politiche che l’hanno
incarnato e allo stesso PD che su quella visione del mondo ha fondato non solo
da oggi la sua politica di governo.
Non dunque
un’esperienza “testimoniale” – la costruzione di una “piccola casa” per esuli
delle troppe sinistre – ma una proposta all’altezza dell’emergenza in atto, la
quale richiede di mettere in campo la maggior forza possibile per invertire la
tendenza in corso. Per fermare un’azione di regressione sociale e democratica
senza precedenti, portata fino al cuore dell’assetto costituzionale. Per
arginare la devastazione di un patrimonio culturale condiviso. Per
impedire che della frustrazione sociale approfittino forze e culture
reazionarie e razziste. E per contrapporre a tutto ciò un sistema di valori e
un modello di azione e di vita all’altezza dei tempiche diventi rapidamente
maggioritario nel Paese.
E’ possibile
individuare fin d’ora una prima semplice piattaforma programmatica. Pochi
punti, ampiamente condivisi da molti movimenti in tutto il mondo e da un grande
arco di forze anche in Italia, intorno a cui è possibile una larga convergenza
e sul cui lavoro di elaborazione potrà consolidarsi una effettiva pratica
partecipativa, unitaria e inclusiva:
- Spezzare le catene del debito pubblico con cui la finanza speculativa che ormai controlla l’economia del mondo intero tiene sotto ricatto i governi, si appropria di una quota crescente delle entrate fiscali, privatizza a suo vantaggio, sanità, scuola, pensioni, servizi pubblici e beni comuni con l’unico fine del profitto;
- *Porre fine alle politiche di austerità con un piano europeo di investimenti pubblici per creare occupazione, sostenere i redditi di chi lavora o cerca lavoro, contrastare la piaga del precariato che sta lacerando alla radice i legami sociali e privando del futuro intere generazioni, consentire il riscatto del Mezzogiorno, risanare l’ambiente,difendere i beni comuni, avviare la conversione ecologica dei consumi e del sistema produttivo per contribuire a sventare cambiamenti del clima irreversibili, che possono rendere tra breve invivibile tutta la Terra.
- *Promuovere l’eguaglianza tassando i grandi patrimoni e i grandi redditi, impedendo eccessive accumulazioni di ricchezza e potere, combattere la piaga della povertà (crescente) istituendo un reddito di cittadinanza universale che permetta anche a chi è senza lavoro di condurre una vita dignitosa; ripristinare ed estendere i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, come nel caso dei licenziamenti illegittimi, ripristinare e sostenere la contrattazione collettiva nazionale e fare in modo che ad eguale prestazione corrispondano uguali diritti e retribuzioni, restituire dignità alla vita lavorativa anche attraverso l'abrogazione delle recenti controriforme sulle pensioni
- *Sostenere il diritto alla autodeterminazione di donne e uomini, anche lottando contro ogni forma, materiale e simbolica, legislativa e culturale, di patriarcato, sessismo, omofobia, transfobia.
- *Promuovere – ripartendo oneri e benefici tra tutti i paesi – l’accoglienza e l’inclusione di chi arriva in Europa per sfuggire alla miseria o a guerre di cui anche i nostri governi sono complici. Costruire una grande comunità dei popoli dell’Europa e del Mediterraneo fondata sulla pari dignità. Combattere il razzismo che le forze di destra alimentano e sfruttano in tutta l’Europa per aizzare contro un bersaglio di comodo le vittime delle loro devastanti politiche economiche;
- *Affermare la democrazia in campo politico ed economico: difendere e dare attuazione ai diritti sanciti dalla Costituzione e imporre una trasparenza totale a progetti, bilanci, accordi, e trattative pubbliche e private. E’ questa una condizione irrinunciabile per coinvolgere tutta la cittadinanza attiva nella lotta contro la corruzione, le mafie e il malaffare; per difendere la sovranità popolare dalle aggressioni delle multinazionali; e per realizzare, a fianco di quella rappresentativa, una democrazia partecipativa: non solo nelle istituzioni ma anche sui luoghi di lavoro;
- *Dare vita a un’attiva politica di pace a livello europeo nella consapevolezza degli enormi rischi di guerra comportati dalla transizione egemonica mondiale che si compie nel cuore della crisi con lo spostamento del baricentro economico e politico mondiale dall’ovest all’est (dall’area atlantica all’asse Cina-India) e della necessità che ciò avvenga, a differenza del passato, in modo sostanzialmente pacifico e senza un massacro sociale.
- *Promuovere un pensiero fondato sul rispetto e la valorizzazione della natura, del vivente, di tutte le differenze di genere e cultura, sulla solidarietà come antidoto alla competizione di tutti contro tutti imposta dal “pensiero unico” dominante; una cultura che metta al primo posto le persone e che contrasti la violenza, la corsa agli armamenti e la guerra; contrastare lo smantellamento della scuola, della università e della ricerca pubbliche, depauperate e trasformate in culla della cultura della competizione
La casa comune
che vorremmo.
Perché porti al
risultato necessario, questo processo costituente unitario non può essere il frutto
della sommatoria di ceti politici ma deve riuscire a coinvolgere tutte le
energie e le risorse che esistono nel Paese, con la loro diversità, nella
dimensione della politica, del sociale, del mondo intellettuale e delle
competenze.
Per questo siamo convinti
che esso debba farsi intrecciando e riconnettendo più livelli: pratiche
unitarie sociali e territoriali e dialogo politico. Radicamento territoriale e
lavoro istituzionale. Campagne e vertenze comuni e sostegno a forme di
solidarietà e auto-organizzazione mutualistica e comunitaria. E’ questa la
condizione perché vi si possano ritrovare tutte le componenti e le iniziative,
sociali e politiche, collettive e individuali, che hanno costruito
l'esperienza della lista L'Altra Europa con Tsipras. Ma non solo. Lavoriamo ad
uno spazio politico ancora più largo, aperto a tutte quelle persone che
condividono un’idea di giustizia e di solidarietà sociale, di corresponsabilità
generazionale ed ecologica, di lotta ad ogni forma di discriminazione di genere
o di luogo. E che possono riconoscere nell’azione del Partito della sinistra
europea e del gruppo parlamentare del GUE un orizzonte d’impegno
trans-nazionaleche operi fin d’ora per la costruzione di vere e proprie
coalizioni sociali a dimensione europea, in antitesi alle “larghe intese”
continentali.
Uno spazio nel quale
si possano ritrovare tutti coloro (e sono tanti, anche in Italia), i quali non
vogliono rinunciare agli ideali di Eguaglianza, Libertà, Giustizia sociale,
Dignità e Fraternità (il più negletto dei valori dell’89 francese): il “nucleo
normativo” della modernità democratica, oggi insidiato da un potere globale che
vede solo nell’utilità (e nel denaro che ne è il simbolo) l’esclusivo statuto
del mondo.
A tal fine ci
proponiamo di lavorare per sostenere la creazione di larghe coalizioni sociali
di movimenti, associazioni e forze politiche, per promuovere iniziative e
campagne unitarie sui temi del lavoro (della difesa dei diritti e della lotta
alla precarizzazione), dei beni comuni, della accoglienza e dell’inclusione,
della democrazia e della pace anche tramite strumenti specifici finalizzati a
ciò, come assemblee e consulte territoriali e nazionali, impegnandocial più
ampio dialogo e alla più grande collaborazione con tutte le persone e le forze interessate
e disponibili per raggiungere questo obiettivo comune.
Il processo unitario a cui vogliamo contribuire deve
avvenire nel modo più democratico e partecipato possibile, con il massimo di
apertura a tutti gli apporti e il massimo sforzo per arrivare, ovunque
possibile, a posizioni e scelte condivise (valorizzazione del punto di vista
dell’altro). Per questo apriamo questo appello alle adesioni
individuali e collettive, e ci impegniamo a coinvolgere e far partecipare
democraticamente in tutti i passaggi successivi chi vi aderirà, con la massima
trasparenza e con forme di aggregazione e cooperazione nei territori le più
ampie, aperte e partecipative possibile, perché è soprattutto nei “luoghi della
vita” che si può costruire l’alternativa.
Il 2015 può essere davvero l’anno del cambiamento.
Non possiamo non dare anche noi, in Italia, il nostro contributo.
Ci mettiamo a
disposizione per costruire insieme a tutte le donne e gli uomini che
condividono questa esigenza un grande appuntamento a marzo, che sia l’inizio di
questo processo di cui nessuno possiede proprietà o brevetto e di cui ognuno
può essere protagonista.
Facciamo ciascuno un
passo indietro, per fare insieme due passi avanti.
Per Assemblea
L’altra Europa con Tispras di Bologna- gennaio 2014
Manifesto promosso
da: Argiris Panagopoulos, Bia Sarasini, Costanza Boccardi, Corrado
Oddi, Eleonora Forenza, Giulia Rodano, Margherita Romanelli, Marco Revelli,
Maso Notarianni, Massimo Torelli, Maurizio Giacobbe, Paolo Cento, Raffaella
Bolini, Roberta Fantozzi, Roberto Morea, Sergio Zampini
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