Pubblicato il 23 gen 2015
di Angelo Mastrandrea – da
il
manifesto
«La politica della paura questa volta non avrà
alcun effetto sul voto, come accadde nel 2012». Pavlos
Klaudianos, cinque anni di carcere durante la dittatura dei
colonnelli e fine analista politico, è una firma storica di Epohi,
settimanale indipendente della sinistra greca molto vicino a Syriza (ma il
giornale di partito è il quotidiano Avgì), ed è convinto di due
cose: che questa volta gli appelli a evitare che il Paese finisca nel caos
non saranno ascoltati e l’Europa, viceversa, accetterà di rinegoziare il
debito di Atene.
Perché pensa che quella che definite
«politica della paura» non vincerà? In fondo, nelle passate occasioni ha
funzionato.L’arma principale di Nea Democratia (il partito di
centrodestra al governo, Nda è la paura. In questa campagna elettorale
non si scontrano due visioni diverse della società. Syriza la mette su questo
piano, ma loro no. Ma questa volta la paura non fa lo stesso effetto che nel
2012. Prima di tutto perché Syriza ha un programma più elaborato di allora.
Poi perché la gente l’ha conosciuto meglio, come un partito vicino a loro
quando lottano. I progetti del governo Samaras, invece, sono
falliti tutti.
Insomma, sta dicendo che quello per
Syriza sarà un voto per cambiare radicalmente l’agenda
politica.La gente oggi non ha paura non solo perché non ha più
niente da perdere, ma perché crede che la via d’uscita sia quella che propone
Tsipras. Si tratta di un movimento popolare autonomo rispetto a Syriza,
anche se naturalmente quest’ultima ci ha lavorato molto. Basti pensare che
Tsipras prenderà voti da ogni parte. Noi calcoliamo che il 10 per cento dei
consensi arriveranno da elettori di Nea Democratia, gente per nulla di
sinistra. Un altro 5 per cento proverrà da Alba Dorata. Si tratta di persone
che, certo, sapevano chi stavano per votare, ma l’hanno fatto perché in
questo modo credevano di punire il governo. Ora hanno capito che l’unico modo
per cambiare è votare Syriza, e lo faranno. Naturalmente Tsipras pescherà
voti soprattutto a sinistra, dal Pasok fino alla base comunista del Kke,
e anche dall’area dell’astensionismo. Perfino gli istituti di sondaggio
vicini al centrodestra dicono che Syriza ha guadagnato un paio di punti
mentre Nea Democratia è stabile. Insomma, nonostante il clima di terrore,
c’è una corrente popolare che si dirige inesorabilmente verso Syriza. In
ogni modo, saranno decisivi questi ultimi giorni di campagna elettorale.
Samaras l’altra sera a Salonicco ha
paragonato la Grecia di Tsipras al Venezuela e alla Corea
del Nord.Anche dentro Nea Democratia c’è chi sostiene che non si
può solo dire che Syriza è cattiva, ma bisogna presentare un programma.
A dire la verità ci hanno pure provato, ma la mossa non ha portato consensi
e allora sono tornati alla politica della paura. L’emblema di tutto ciò è uno
spot pubblicitario che, su un sottofondo musicale da film horror, mostra
cosa accadrà, mese per mese, dopo la vittoria di Syriza: chiusura di
ospedali, bancomat che non danno soldi, e così via. Poi improvvisamente
l’atmosfera cambia e una musica paradisiaca annuncia gli effetti di una
vittoria di Samaras: stabilità e benessere.
Nea Democratia ha problemi anche
a destra. Alba Dorata non ripeterà l’esploit delle precedenti elezioni, ma
sarà in Parlamento.In termini gramsciani, possiamo dire che Nea
Democratia ha perso l’egemonia sia verso la destra che verso il centro. E’ un
partito che non ha una politica autonoma, ma applica i Memorandum. Non che
non farebbero le stesse cose, da un punto di vista ideologico, ma
probabilmente non in questa quantità e così velocemente. Il problema
principale per loro è però che la direzione attuale è composta da una
vecchia destra, non liberale. È un po’ come con Nicolas Sarkozy in Francia,
che a furia di adottare proposte dell’estrema destra ha portato consensi
a Marine Le Pen.
Tsipras ha scritto due giorni fa per il
Financial Times, cercando di rassicurare la comunità finanziaria. Che
strategia è?Tsipras sta cercando di moderare le parole e di
rispondere in termini programmatici, puntando a rassicurare sul fatto
che quando andremo in Europa a trattare non ci chiuderanno i rubinetti. Ma
non c’è nessun passo indietro. È una strategia anche per convincere gli
indecisi. L’idea di Syriza è trattare dentro l’euro, perché il problema
è europeo. Solo un cieco non vedrebbe che in Europa oggi ci sono recessione
e deflazione. Credo che in Europa siano realisti e ci sia ancora volontà di
discutere questi problemi. Persino Olli Rehn ha riconosciuto che il
programma applicato alla Grecia è criminale, per cui va ridiscusso
e cancellato. Ci sono leggi europee che consentono di farlo, ma
evidentemente il problema è politico.
In Europa però Syriza non ha
alleati.Purtroppo in questo momento non esiste un governo
europeo che può dire di essere d’accordo con Syriza. Il presidente
dell’Irlanda Michael Higgins ha fatto una prima rottura, sostenendo che
i Paesi del sud hanno ragione. Sicuramente Renzi e Rajoy non saranno dalla
parte di Syriza quando questa andrà a rinegoziare il debito, però nessuno
vuole uno stato di agitazione in Europa. Se poi ci saranno manifestazioni
di solidarietà al governo greco, questo ci aiuterà molto. Ne abbiamo
bisogno. Vedremo poi come andranno le elezioni altrove: in Spagna Podemos
e Izquierda Unida possono vincere, in Irlanda lo Sinn Fein pure, e qui in
Grecia speriamo sempre nell’Italia. Anche gli analisti non di sinistra
riconoscono che il Front National è un problema che l’Europa non può
ignorare. Se Tsipras fallisce, pure in Grecia arriverà l’estrema destra.
Per questi motivi credo che Bruxelles concederà una rinegoziazione del
debito.
ANGELO MASTRANDREA
da il manifesto
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