La Grecia è davanti ad una svolta storica. Syriza non è più la semplice speranza per il popolo greco :incarna l’aspettativa di un mutamento di rotta non solo per la Grecia, ma per l’intera Europa. Non c’è nulla da temere: non vogliamo il crollo, ma la salvezza dell’euro.
Il 25 gennaio, i greci sono
chiamati a scriverla storia con il voto, a tracciare un cammino di rinnovamento
e di speranza per tutti gli europei,condannando le politiche fallimentari di
austerità e dimostrando che quando il popolo lo vuole,ha il coraggio di osare e
sa superare angosce e timori, la situazione può cambiare. Syriza non è un orco
né una minaccia: è solo la voce della ragione,e saprà suonare la sveglia
all’Europa, per riscuoterla da torpore e passività. Per questo Syriza non è più
considerata un pericolo come nel 2012, ma come una sfida per il cambiamento. Ma
una piccola minoranza dei Paesi membri,stretta attorno alla leadership
conservatrice del governo tedesco e di una parte della stampa
populista,continua a far circolare vecchie dicerie a proposito di una GrExit
(l’uscita della Grecia dalla zona euro). Proprio come Antonis Samaras in
Grecia, tali voci non convincono più nessuno. Dopo aver sperimentato il suo
governo, il popolo greco sa distinguere le menzogne dalla verità. Samaras non
ha niente da offrire, tranne la sottomissione ai precetti di un’austerità dannosa
e fallimentare, che hanno imposto alla Grecia nuovi aumenti fiscali e tagli a
stipendi e pensioni,che vanno a sommarsi a sei anni di sacrifici. Chiede ai
greci di votare per lui per proseguire su questa strada. Nasconde però il fatto
che la Grecia si è impegnata a raggiungere questi obiettivi, non a farlo
seguendo una precisa linea politica.
Syriza si impegna ad
applicare sin dai primi giorni del mandato il Programma di
Tessalonica,economicamente vantaggioso e fiscalmente equilibrato, a prescindere
dai negoziati con i nostri creditori. Il programma prevede azioni per porre
fine alla crisi umanitaria; misure di equità fiscale, affinché l’oligarchia
finanziaria, che non è stata sfiorata dalla crisi, sia finalmente costretta a
pagare; un piano di rilancio dell’economia per contrastare gli altissimi
livelli di disoccupazione e tornare a crescere. Sono previste riforme radicali
nella gestione dello Stato e della pubblica amministrazione, perché non
vogliamo tornare al 2009, ma cambiare ciò che ha portato il Paese sull’orlo
della bancarotta non solo economica, ma anche morale. Clientelismo (di uno
Stato ostile ai suoi cittadini), evasione ed elusione,operazioni in nero,
contrabbando sono solo alcuni aspetti di un sistema di potere che ha governato
il Paese per troppi anni, portandolo alla disperazione, e che continua a
governare nel nome dell’emergenza e per timore della crisi.
In realtà non si tratta di timore della crisi, bensì di timore del
cambiamento. È questa paura,aggravata dall’incapacità di un sistema di
governo,ad aver portato il popolo greco a una tragedia senza precedenti. E i
responsabili di tutto questo,se conoscono l’antica tragedia greca, hanno buoni
motivi per spaventarsi, perché l’hybris è seguita dalla nemesi e dalla
catarsi!Il popolo greco e l’Europa non hanno nulla da temere: Syriza non vuole
il crollo, ma la salvezza dell’euro. È impossibile salvare l’euro quando il
debito pubblico è fuori controllo. Ma il debito è un problema europeo, non solo
greco: e l’Europa deve accollarsi il compito di cercare una soluzione
sostenibile.
Syriza e la sinistra europea
sostengono che occorre cancellare la maggior parte del valore nominale del
debito pubblico, per poi introdurre una moratoria sul piano di rientro e una
clausola di crescita per ripianare il debito restante, in modo da utilizzare le
rimanenti risorse per stimolare la ripresa. Esigiamo condizioni che non
sprofondino il Paese nella recessione e non spingano il popolo alla miseria e
alla disperazione. Samaras danneggia la Grecia, se si ostina ad affermare che
il debito greco è sostenibile. […]Ci sono due posizioni diametralmente opposte
per il futuro dell’Europa. Da una parte, la prospettiva delineata dal ministro
delle Finanze tedesco,Wolfgang Schäuble: occorre rispettare gli impegni presi e
proseguire su quella strada, a prescindere dai risultati ottenuti. Dall’altra,
la volontà di «fare tutto il possibile» — suggerita dal presidente della Banca
centrale europea —per salvare l’euro. Le elezioni greche saranno il campo sul
quale si sfideranno queste due strategie. Sono convinto che quest’ultima
prevarrà per un’altra ragione ancora: perché la Grecia è la patria di Sofocle,
il quale ci ha insegnato, con Antigone,che talvolta la suprema legge è la
giustizia. Il corriere 7.01.15
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