Pubblicato il 17 gen 2015
di ANPI – www.anpi.it
Questo appello in difesa della democrazia
verrà inviato agli organi di stampa, a tutti i parlamentari e ad esponenti dei
gruppi e dei partiti. Verrà inoltre diffuso, a cura delle organizzazioni
periferiche dell’ANPI – e auspicabilmente di qualunque associazione vi abbia
interesse – alla più larga sfera di cittadini, ai fini di una corretta, completa
e necessaria informazione.
Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una
manifestazione al teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”,
riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale da poco
approvata dalla Camera.
Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti;
ma adesso che si vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione
da parte del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto
al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e
l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato
approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo) è
necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in questione
(pur non in via definitiva) si realizzerà un vero e proprio strappo nel nostro
sistema democratico. Non è più tempo di inascoltate argomentazioni e bisogna
fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo tardi.
Una legge elettorale che consente di formare una
Camera (la più importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori
della riforma costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non
restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui
hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale, oltretutto, che
dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in vigore a circa un anno,
contrariamente a qualunque regola o principio (le leggi elettorali si fanno per
l’eventualità che ci siano elezioni e non dovrebbero essere soggette ad accordi
particolari, al di là di ogni interesse collettivo).
Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità
popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera
elettività. Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste
dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della
rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario
in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla
Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di
lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della
governabilità).
Un sistema parlamentare non deve essere
necessariamente bicamerale. Ma se si mantiene il bicameralismo, pur
differenziando (come ormai è necessario) le funzioni, occorre che i due rami
abbiano la stessa dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza di compiti
e che vengano create le condizioni perche l’eletto, anche al Senato, possa
svolgere le sue funzioni “con disciplina e onore” come vuole l’articolo 54 della
Costituzione. Siamo dunque di fronte ad un bivio importante, i cui nodi non
possono essere affidati alla celerità ed a tempi contingentati.
In un momento di particolare importanza, come
questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi
nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la
questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché
uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei
parlamentari.
Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle
decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la
Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della
Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza.
Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i
cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e
proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la
democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi.
Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire
dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la
propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia,
a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori
fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla
Costituzione.
L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi
economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori
costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato
il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza.
Dipende da tutti noi.
L’ANPI resterà comunque in campo dando vita ad
una grande mobilitazione per informare i cittadini e realizzare la più ampia
partecipazione democratica ad un impegno che mira al bene ed al progresso del
Paese.
La Segreteria Nazionale ANPI
16 gennaio 2015
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